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    A pesca con Lupus: a caccia al re dei nostri mari: il Tonno Rosso.

E' toccato anche a noi!!!! 


  

Partenza, con “Lampuga”, alle otto dopo aver penato per rimediare un po’ di sarde.

Ci siamo diretti verso Tor Paterno, batimetrica dei 120, strisciata, ancorati ed alle 9 e 15 eravamo in pesca. La prima ora è passata guardando i “vicini di batimetrica” a combattere con il ROSSO.

Presumiamo che siano riusciti a raffiarlo … perchè hanno messo in moto e sono fuggiti verso il porto.

Siamo così rimasti soli ad aspettare il ROSSO, fiduciosi per quello che avevamo visto.

Fino alle 14,00 il nulla, poi l’ecoscandaglio ha dato segni di vita. Marcature sui 50 metri e sui 35, quindi abbiamo provveduto a sistemare le esche a quelle profondità.

Ad un certo momento, sulla canna da 50 lbs una piccola fuga (ma veramente piccola). Ho tolto la canna dal porta canna e tenendola in mano ho cercato di capire. Il palloncino aveva rotto l’elastico, la lenza sembrava affondare lentamente (ma solo per l’assenza del palloncino) e nessun segnale proveniva dalla canna. Ho recuperato qualche metro e solo a quel punto mi sono accorto che ‘qualcosa’ c’era!!!!

   

Tonno poma e lampuga

 

Le mie prime parole a “Lampuga” sono state: “Stefano, è piccolo … penso che sia uno spadino, non tira …“ mai parole sono state più false. E’ partito affondando in maniera decisa. Stefano mi ha passato lo schienale e il cosciale. Appena messa l’attrezzatura, il tonno ha fatto la seconda affondata (per fortuna mi ha dato il tempo di mettere l’attrezzatura) mentre Stefano liberava la barca dalle altre canne, dall’ancora e dalle altre cose che avevamo in pozzetto.

Così imbragato ho detto a Stefano: “E’ toccato anche a noi!!!! ... non so come finirà però l’occasione ce la possiamo giocare … Stefano non pesa più di 20-25 kg!!!!”.

Il combattimento è durato una ventina di minuti, quando ho visto la doppiatura nel mulinello ho pensato di esserci riuscito … ma ci sono voluti un’altra decina di minuti per metterlo in barca.

Qualche giro sotto la barca (Giulio lo chiama il giro della morte) e poi è aggallato. Alla raffiata il raffio si è piegato (a quel punto ho pensato di poterlo perdere questo tonno) ma Stefano è stato veloce ad agguantarne la coda, legarlo con un cordino alla barca ed issarlo a bordo.

Grida di gioia e rientro al rimessaggio per la gran festa. 

Marco “Poma”

   

    

 

 

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